martedì 3 giugno 2008

Cercare di capire...

IL CONSIGLI DI STATO BOCCIA MEDIASET MA RINVIA A MINISTERO
(sintesi Reuters delle 4 sentenze del Consiglio di Stato)


Il Consiglio di Stato ha emesso sabato scorso 4 sentenze sul caso, consultabili da oggi sul suo sito. La principale di queste respinge il ricorso di Rti (Mediaset) contro una sentenza del Tar del 2004 che dava ragione a Europa 7 contro una nota interpretativa del ministero che rinviava l'assegnazione delle frequenze analogiche ad un "piano nazionale delle frequenze" da emanare di concerto con l'Autorità per le comunicazioni. Secondo il Tar era compito del ministero assegnare le frequenze per rendere operativa la concessione della licenza a trasmettere oppure di revocare la stessa licenza.

La suprema corte amministrativa ora rinvia al ministero l'ottemperanza di tale obbligo al quale si aggiunge il rispetto della sentenza della Corte Ue alla quale il Consiglio di Stato aveva nel frattempo posto le questioni di cui sopra.

Un'altra sentenza emessa sempre sabato boccia anche un ricorso di Europa 7 contro la stessa sentenza del Tar nella parte che dichiarava valido il titolo abilitativo provvisorio a trasmettere concesso a Rete4 dal ministero nel '99, ai tempi sempre del governo D'Alema.

In sintesi: il governo ha concesso a Europa 7 una licenza a trasmettere, ma non ha poi provveduto subito a concedergli anche le frequenze in attesa di un piano nazionale delle frequenze non approntato né dal governo D'Alema né da quelli successivi.

Nel frattempo, nel 2004, è intervenuta la riforma Gasparri in alcuni aspetti giudicata dalla Commissione Ue contraria alla normativa comunitaria compreso il nodo della differenza fra concessione della licenza e concessione delle frequenze.

Ora tocca al ministero rispondere alle varie eccezioni sollevate.

Traduzione de "Il Giornale"

«Rete 4 va avanti tutta». Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è soddisfatto della sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso in appello di Europa 7 contro la sentenza del Tar Lazio nella quale si dichiarava «inammissibile e irricevibile» il ricorso di primo grado volto all’annullamento dell’autorizzazione alla radiodiffusione tv di Rete 4.
L’emittente del gruppo Mediaset, ha aggiunto Confalonieri nel corso del Festival dell’Economia di Trento, «non è mai stata in dubbio, come abbiamo sempre sostenuto». La battaglia parlamentare sulla questione, quindi, è una «batracomiomachia», una contesa inutile. «Il signor Di Pietro ha cavalcato una causa che sapeva non essere nei termini che diceva», ha puntualizzato Confalonieri rispondendo anche a uno spettatore che lo contestava. «Berlusconi - ha detto - è proprietario solo di un terzo di Mediaset che per due terzi è dei fondi di investimento. Si può dire che non vada bene che uno faccia il presidente del Consiglio e abbia quote in una tv, però gli elettori hanno votato per tre volte questo signore».
Ma Antonio Di Pietro non ha rinunciato al ruolo di ultimo paladino dell’antiberlusconismo militante. «Ecco la ragione per cui Berlusconi voleva in fretta e furia inserire nel decreto l’emendamento “salva Rete 4”. Sapeva che di lì a qualche giorno poteva uscire la decisione che riconferma e impone al governo italiano di adeguarsi alla sentenza dell’Europa per la redistribuzione delle frequenze televisive. In un Paese normale, solo per questo fatto, sarebbe stato chiesto l’impeachment per il presidente del Consiglio», ha dichiarato il leader Idv.
I fatti anche questa volta non paiono dargli ragione. E non solo perché il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso dell’emittente di Francesco Di Stefano, ma anche perché i giudici di Palazzo Spada, relativamente ad altri ricorsi, hanno stabilito che è il ministero dello Sviluppo economico a doversi pronunciare sull’assegnazione delle frequenze in base a quanto sancito dalla Corte Ue lo scorso gennaio con la sentenza nella quale si metteva in luce la mancanza di «criteri obiettivi e trasparenti» per la loro attribuzione.
«Il ministero da me rappresentato - ha assicurato il sottosegretario Paolo Romani titolare della delega alle Comunicazioni - si muoverà non appena le motivazioni della sentenza avranno chiarito i termini esatti della questione e lo farà in coerenza con quanto richiesto dall’Europa». Romani, sottolineando come sia stata chiusa «l’annosa questione» di Rete 4, non si è pronunciato su un’altra decisione del Consiglio di Stato, ovvero il rinvio all’udienza del 16 dicembre 2008 per l’esame di merito della domanda di risarcimento di Europa 7 che è stata parzialmente accolta (in origine l’emittente di Di Stefano chiedeva 2 miliardi in caso di ottenimento delle frequenze e 3 miliardi senza; ndr). Respinto, invece, il ricorso di Di Stefano relativo a 7 Plus, tv «bocciata» nella gara indetta dal ministero delle Comunicazioni nel 1999. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha invece annunciato per martedì prossimo l’insediamento di una commissione tecnico-giuridica per dar seguito alla sentenza del Consiglio di Stato resa nota ieri.

Nota dell'autore di "Gentilezza"


Dalla mia poca, pochissima, cultura in tema di giustizia deduco:

- Che in Italia è lecito dire tutto e il contrario di tutto con eguale autorevolezza, se ci si chiama Confalonieri e si ha un microfono amico di fronte alla bocca. (Ovviamente non solo il cognome Confalonieri vale come pass all area per dire quel che si vuole)

- Che al di là di come finirà la questione alcune conseguenze sono già segnate:
Se a Europa 7 andrà un lauto risarcimento, lo pagheremo noi;
Se l'Italia subirà una sanzione, la pagheremo noi;

- Che sarà anche un argomento meno importante rispetto ad altri quali la monnezza, la camorra, la mafia, le famiglie che non tirano fine mese, la benzina e il gasolio a tremila lire al litro e chi più ne ha più ne metta... Ma c'è un filo, anzi un cordone grosso ruvido e nodoso che lega tutte queste tematiche. E com'è come non è ci passa sempre attraverso, a noi intendo.

E brucia, Dio mio come brucia...



Ed ora basta parlare di rete4, che c'è da fare il nuovo Cda Rai...


1 commento:

Alessandro Tauro ha detto...

Sante parole!
Il mio timore è che in questo paese si stia radicando una mentalità generalizzata del tipo "ma alla fine è sempre stato così", "alla fine è giusto che uno difende i propri interessi" etc.
E una cosa su cui mi sento di dare ragione al Giornale è proprio sul fatto che gli italiani hanno votato la stessa compagine di governo per ben 3 volte.
O la gente effettivamente è poco informata quando si tratta di barrare un simbolo, oppure certe questioni (che in altri paesi sarebbero basilari) da noi, evidentemente, non sono più importanti.
Io direi che ci troviamo di fronte ad entrambi i casi e spero fortemente di sbagliarmi!!