Ogni sera il mio ottuagenario papà ed io discutiamo di attualità, esprimiamo commenti sui fatti che la cronaca riporta. Da quando frequento la rete mi permetto di aggiungere ai commenti di grande diffusione, quelli della tv per intenderci, qualche voce fuori dal coro raccolta in internet o elaborata sulla scorta di tutto il materiale di informazione che solo in rete è disponibile.
Ebbene ho notato una cosa.
Fino a che di rete si parlava poco, quando una voce fuori dal coro riusciva a raggiungere il palcoscenico televisivo succedeva che in un contraddittorio fortemente sbilanciato la voce veniva confutata, coperta spesso di ridicolo, sminuita del proprio fondamento, magari anche messa a tacere. Comunque quel poco tempo in cui aveva avuto visibilità metteva in condizione l'osservatore arguto di trarre uno spunto di approfondimento. A prescindere dal risultato in ogni caso alla voce fuori dal coro veniva offerta una piccola opportunità per essere ascoltata e valutata.
Ora, da qualche tempo a questa parte, ho notato che la situazione è cambiata.
La confutazione non esiste più.
I mezzi di manipolazione di massa probabilmente hanno compreso e fatto propria una nuova strategia che rischia di essere vincente. Hanno capito che se si confuta qualche cosa, per il fatto stesso di confrontarsi con il pensiero diverso, lo si carica di potenziale autorevolezza e credibilità. Hanno perciò valutato che è preferibile non confutare un bel niente e passare il tutto sotto silenzio. O meglio, io la cosa te la faccio anche dire, ma non sto a perdere tempo a dimostrarti che è sbagliata. Molto più semplicemente ci passo sopra, la copro con altri discorsi, la faccio scivolare via nel corridoio di uscita del disinteresse. Se non ci costruisco sopra una polemica, stai tranquillo che sarà molto più facile che, passato qualche minuto, nessuno si ricordi più che cosa è stato detto.
Così per le notizie. Me ne sono accorto oggi cercando tracce della sentenza del consiglio di stato in merito alle concessioni a Europa Sette. Difficilissimo trovare qualche cosa senza imbarcarsi in ricerche piuttosto laboriose. Come una dimostrazione non richiesta: molto meglio passare sotto silenzio l'intera vicenda, non tornarci più sopra, pensare che ci sono questioni più importanti ed urgenti. In pratica una verità palese che nessuno si degna di sconfessare, accompagnata dall'informazione-manipolazione che all'unisono sostiene una tesi diversa senza citare mai la verità scomoda allo scopo di demolirla, diventa da sola una verità-non verità frutto della follia di chi la sostiene, perché non è possibile che le cose stiano così se tutti, ma proprio tutti si comportano come se non la avessero nemmeno sentita.
Perché le bugie hanno le gambe corte, ma più le racconti e più le gambe crescono. E a te il naso. Ma poi con una rinoplastica zac, te lo fai accorciare...
Tutto questo rende molto più difficoltosa la vita al commentatore polemico costruttivo. Perché deve imparare ad essere paziente e arguto. Deve imparare a costringere l'avversario alla confutazione. Deve diventare aggressivo senza però innescare la lite. E mettere in scacco l'interlocutore facendogli saltare lo schema del silenzio.
E allora zitti zitti non riflettere non discutere...
1 commento:
bravo franco
dici cose saggie e le poni con uno stile accattivante.
La tecnica dialettica della destra italiana è mutuata dal buon vecchio Karl Rove:
- Dire bugie
- Attaccare l'avversario, ma assolutamente non nel merito degli argomenti (se hai torto è ovvio che fai così...)
- Fingere che non esistano i fatti avversi
- Utilizzare termini inesatti e fuorvianti (su tutti "assoluzione" per prescrizione, amnistia, reato depenalizzato...)
- Prendere in giro senza il minimo senso dell'umorismo
- Fomentare odio e paura
E quando li freghi?
Ti linko.
ciao!
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