lunedì 23 marzo 2009

A.A.A. cercasi...

Hei, abbiamo bisogno di due persone.
Una che suoni il basso e una che suoni la batteria .
Non abbiamo velleità professionistiche, abbiamo sempre suonato in sala prove per il gusto di farlo, tra amici.
Ma non siamo neanche delle chiaviche.
Repertorio: Ligabue, Huey Lewis & the news, Brian Adams, Vasco, e roba del genere. Si accettano proposte costruttive.
Dove? In una sala prove da individuare a Milano.
Interessati? Scrivetemi nei commenti.
Già mi aspetto la fila di gente che vuole suonare Brunetta.
Ma vorrei anche un fabbro ai tamburi.
Grazie.

sabato 21 marzo 2009

Il centro polifunzionale di Segrate

Pubblico anche qui il mio commento sul blog "Segrate: La parola a noi cittadini" in seguito al consiglio comunale in cui è stato ratificato l'accordo per la realizzazione del centro commerciale probabilmente più grande d'Europa sul nostro territorio.

"Già, proprio così. E lo scollamento tra mondo politico e società civile si fa sempre più marcato. Le decisioni vengono prese e i cittadini se ne devono fare carico, piaccia loro o meno. Mi sono avvicinato a questa vicenda con notevole ritardo, e non ho titolo per entrare nel merito della sostanza delle scelte che era più giusto fare. Ma trovo scandaloso che si adottino dei mezzucci quali il fare partecipare al consiglio persone venute da fuori al solo fine di godere di una platea più silente. Forse un modo per non doversi specchiare nella propria coscienza, per coloro i quali sono deputati a dirigere la vita di una comunità. E la loro coscienza dovrebbe essere rappresentata dalle persone che hanno loro conferito un mandato, che molto probabilmente è stato ampiamente disatteso. Queste persone, chi arrabbiato, chi urlante, chi anche violento fuori luogo, chi più pacato e chi addirittura silente dovevano restare fuori al freddo ieri sera. E così è stato. Molti hanno desistito e abbandonato. Qualcuno è rimasto, pur conscio che la presenza non avrebbe cambiato una virgola di quanto, probabilmente, era già preventivamente deciso. Cosa resta allora? La consapevolezza che sempre di più, a livello locale come a livello nazionale, l'opinione del cittadino conta sempre di meno, che alzare i toni non serve, che tanto poi fanno quello che vogliono loro. E così, avanti, chiudiamoci nelle nostre case e continuiamo a prestarci a quell'esperimento di anestesia di massa che da una quindicina di anni stanno portando avanti sulla nostra pelle per renderci, se non lo siamo già, carte di credito munite di gambe, numeri da sondaggio, automi da acquisto, teste non pensanti assuefatte a grandi fratelli, fattorie e mariedefilippi."

martedì 3 marzo 2009

ITALIA-LIBIA: DA TRIPOLI OK A TRATTATO, BERLUSCONI A SIRTE

Il premier e il leader libico si scambiano le ratifiche del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione: 5 miliardi di dollari fino al 2028 per chiudere con il passato. Il presidente del Consiglio chiede perdono per il passato colonialista (Fonte ANSA.it)


I due si sono scambiati anche dei doni: Un trittico di Murano per Gheddafi, due cammelli per Berlusconi. Due cammelli... 2,5 miliardi di $ a cammello. Più il valore del trittico.
Ottimo affare direi.

Non si diceva "pagare denaro per vedere cammello"? Ecco.

lunedì 2 marzo 2009

Le ronde, il Sole 24 ore, l'allarme sociale e altre piccole grandi storie

Lo spunto me lo da una trasmissione su radio 24, di sabato mattina. Tema: adolescenza e stupri. Una psicologa, illuminata dico io, dice che no, non bisogna cadere nel tranello della paura. Che non è vero che le cose stanno come vogliono farci credere. Che gli stupri non sono in rapida escalation come ci dicono.
Io questo già lo so. Perchè ho fatto qualche ricerca. Hei, non sto dicendo che gli stupri di cui si parla in cronaca sono inventati. Tutt'altro. E aggiungo che si tratta di uno dei reati forse più odiosi che mente perversa possa arrivare a concepire. Ma qui il problema è un altro. A che cosa serve focalizzare l'attenzione delle persone su alcune notizie e non su altre. Perchè certi temi vengono amplificati a dismisura e altri sottaciuti.
Il collegamento è immediato. E da tempo che rifletto su questi temi. Creare allarme sociale crea le condizioni per un maggior controllo sulle persone. Non lo dico certo io. Il clima di terrore facilita il mantenimento dello status quo. La logica dell'emergenza autorizza l'esercizio di misure cautelari d'emergenza, appunto. E il risultato di tutto questo, mi si permetta il salto nel vuoto dalla pratica alla teoria in senso ampio, è che si creano le condizioni affinché i cittadini, sempre più impauriti dal buio e dai fantasmi, si chiudano nelle loro case a doppia mandata. E se sei chiuso in casa e scarti ogni ipotesi di uscita nel mondo reale giustificato dalla paura e dai pericoli che cosa fai? Accendi la scatola. E la scatola ti dice che la fuori è sempre più terra di nessuno, in pieno potere dei mostri delinquenti che la popolano. E allora ben vengano le ronde. Cittadini armati di telefonino che passano le loro nottate a far da deterrente ai crimini, a scoprire e ad assicurare alla giustizia criminali di ogni risma. E ti senti un pochino più sicuro. Chiuso dentro tu, fuori all'aperto loro, banditi e guardie. E dai un altro giro alla serratura che è meglio.
Questo meccanismo deve essere interrotto.
Perchè è destinato ad inaridirci completamente.
E come si interrompe, mi si chiederà?
Riprendendo il possesso, non il potere, delle nostre città.
Qui la cultura può giocare un ruolo fondamentale. E non si pensi con paura alla parola "cultura". Non si pensi che è cosa per pochi eletti. Cultura deve essere quasiasi cosa, qualsiasi motivo per cui ci venga voglia di battere la paura, metterci addosso un cappotto se fa freddo, bermuda e infradito se fa caldo, spegnere la scatola e uscire.
Per ascoltare un concerto, per vedere un ballerino danzare, per mangiare un gelato, per uno spettacolo di artisti di strada, per il monologo di un attore sconosciuto, per una mostra di quadri, per le bancarelle di un mercatino, per il comizio di qualcuno che ha qualcosa da dire.
Per una birra con degli sconosciuti, per un panino con la salamella in una sagra di un paese dove non sei mai stato, per la messa in una chiesetta che non avevi mai visto, per la raccolta di firme per piantar alberi dove c'era una discarica abusiva.
Per un concerto di jazz, per i bonghi di un gruppetto di ragazzi che si fanno una canna, per un festival rock, per un revival degli anni settanta.
Per una festa in discoteca, per un aperitivo al tramonto di un giorno di primavera.
Per quattro tiri a un pallone nella piazza della chiesa, per una partita a scopa con gli anziani nella corte di un circolino di periferia.
E per poterne discutere, per parlare con gli altri, per dire "io sono qui, sono in giro e non ho paura".
E se i cittadini ricominciassero ad essere cittadini e non arredamento delle loro case, le strade sarebbero piene di gente. E quando le prede sono tante, i predatori hanno vita difficile. Il sistema si autoregola.
Bisogna dismettere la paura. Bisogna reinstallare la capacità di comunicare. Senza distinguerci per forza in gruppi per casta, ceto, appartenenza politica, religione, razza o altro. Accomunati solo dalla voglia di non essere carte di credito con le gambe, numeri da acquisto, soggetti di marketing. Abbiamo bisogno di parlare. Abbiamo bisogno di ascoltare e ribattere. Abbiamo bisogno di risorgere.
Ci siamo assuefatti ad un sistema di comunicazione a senso unico. La scatola dice, noi ascoltiamo, più spesso noi sentiamo e basta. I sensi unici non sono per sempre, ma qualcuno ha interesse che noi lo crediamo.

Mi viene in mente una pubblicità che esemplifica ciò che vogliono che noi si diventi, o forse ciò che già siamo. E' la pubblicità che mostra un giovane uomo che dice più o meno "voglio andare dove la crisi non c'è!", inforca la sua moto e va a casa sua, sul divano, di fronte a un megatelevisore LCD che però gli è costato un sacco di soldi in meno grazie all'azienda pubblicizzata. Ecco. Che gioia...