giovedì 18 ottobre 2007

Pace (F.Giongo, estate 1998)

E' difficile descrivere quello che provo in questo momento.
Sto giacendo al sole della penultima settimana di Agosto qui, dove sono sempre stato, d'Agosto, negli ultimi nove anni.
Sudo, perché il caldo del sole sopra di me non ha ancora smesso di farsi sentire. E ne sono contento.
Il calore che la grande palla di fuoco infonde mi ricopre, come fossi arrosto in un forno a legna ben alimentato.
Il calore che gratuitamente mi avvolge mi fa pensare a tutte le persone che mi hanno regalato amore.
La sensazione é del tutto identica.
Anche nei mesi più freddi dell'anno le parole di una persona che ti vuole bene ti danno la medesima sensazione di irraggiamento.
E ti restituiscono una vita più bella. Se non più bella, migliore di com'era un attimo prima. E non é poco.
Adoro questo posto. Amo poter essere mollemente adagiato su una sdraio a godermi questo calore che naturalmente si spande dalla grande sfera di fuoco che sta in mezzo al nostro piccolo sistema solare.
Inforco i Ray Ban e mi metto a guardare il cielo.
Nel mio campo visivo c'é il sole. Riesco a guardarlo. Per pochi attimi alla volta. Se no resto accecato.
Forse, in qualche modo, il sole rappresenta una metafora della felicità. Forse perché non puoi vederla sempre ma solo per pochi attimi alla volta. Forse perché se no ti acceca. E poi non potrai vederla mai più.
Guardo il cielo, oggi azzurro come non mai, e mi convinco che deve essere il colore più bello.
Vedo i verdi rami di una pianta.
E penso che anche questo colore é splendido.
E che due colori belli sono più belli ancora se se accostati l'uno all'altro.
E mi viene il sospetto che quello che ho appena pensato abbia a che fare con le nostre vite.
Guardo una nuvola bianca, sottile, multiforme. Nella nuvola vedo immagini che variano di secondo in secondo.
La mia immaginazione vola, così come vola la nube nell'atmosfera.
Il sonno mi sta per prendere.
Ed é la pace.

Mi punge una vespa.
Impreco, e mi passa la poesia....

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