lunedì 22 marzo 2010

Ricevo e pubblico

Chiedo scusa a Emilio Fede.
Premessa: Mi chiamo Silvia Cavanna, anni 63 compiuti da qualche mese, abito in Milano 2 città satellite di Segrate (MI), ho lavorato per 35 anni di cui quasi 20 per Mediaset in qualità di dirigente, passata poi a miglior vita come pensionata, occupandomi della mia vita nella posizione di figlia, madre, nonna, moglie, e volontaria di una associazione onlus. Oggi 18 marzo 2010, dopo una cena piacevole al ristorante cinese di Milano 2 (situato nel medesimo palazzo in cui risiedono gli studi del TG di Rete Quattro) , percorro con mio marito la stradina pedonale verso la mia residenza. Stradina nata come assolutamente pedonale che si connette alla strada comunale, ora abusivamente usata da poche auto di alti papaveri e rispettive scorte per raggiungere dagli Studi televisivi la strada stessa. Siamo inseguiti da due auto che percorrono questa stradina pedonale verso l'uscita, ci viene suonato il clacson, viene ricordato da mio marito che i pedoni hanno la precedenza in quanto strada pedonale, si abbassa un finestrino e una voce altisonante tuona: spostati faccia di merda! Mio marito si gira verso la macchina, si avvicina al finestrino e : a chi faccia di merda? A questo punto l'auto si apre (dal lato del finestrino da cui è uscito l'epiteto) e esce il sig. Emilio Fede, che protende il suo viso sotto quello di mio marito, invitandolo: mettimi le mani addosso, toccami, pichiami, picchiami! L'istinto materno-protettivo nei confronti di mio marito fa sì che io mi metta tra i due, mentre dall'auto posteriore escono delle guardie del corpo. A me, quasi 64enne, capelli bianchi, l'emilio protende la sua faccia, giallastra e macchiata di vecchiaia e urla, a me: mettimi le mani addosso, toccami, picchiami dai, picchiami! Ma tu sei pazzo, sei malato, fatti curare. Dai mettimi le mani addosso, picchiami! Le guardie: lasci perdere, non ne vale la pena! scrollata di testa. Ma sei malato, io sono stata tua collega per 20 anni, ho lavorato 20 anni con Carlo Bernasconi! (braccio destro di Berlusconi, morto nel 2001, gran brava persona!) Io non conosco nessun Carlo Bernasconi! Picchiami picchiami, sempre con il suo faccione sotto al mio. Le guardie: lasci perdere, non ne vale la pena! scrollata di testa. Ma tu sei malato, hai l'alzheimer. Sono stata tua collega! Ho lavorato per Carlo Bernasconi e mi chiamo Silvia Cavanna e sono una tua collega, vergognati, sei malato. A quel punto il grande cambiamento: mi scusi Signora, mi scusi Signora Non le voglio le tue scuse, sei malato. Mi scusi Signora!
Emilio Fede, chiedo scusa io a te: per essere rispettata come donna ho dovuto ricordarti ripetutamente di aver fatto parte del clan, il clan dei prepotenti e degli arroganti. Ti chiedo scusa per aver fatto uscire il peggio di te: quanto avrei preferito delle scuse da parte di un gentiluomo d'età a una signora d'età, per un gesto aggressivo dovuto forse al troppo lavoro! Ma no, questo non esiste più, esiste solo: tu non sai chi sono o chi sono stato io . un pupo del clan. E anch'io, che odio ricorrere a certi mezzi, sono stata contagiata dal virus !
Che questo sia per me e per tutti un momento di profonda riflessione.
p.s.: comunque ti ricordo, caro emilio fede, che hai chiesto scusa a me; a mio marito, al quale hai dato della faccia di merda, no! Ma certo, lui non è mai stato un adepto del clan .
Segrate, 18 marzo 2010

1 commento:

Paolo Bergomi ha detto...

Ciao Franco questa mi era sfuggita. Se è vero quel che è successo, allora Emilio Fede è veramente una persona viscida e squallida.
Ciao