martedì 9 giugno 2009

Provare a capire

Ogni tanto sento il bisogno di farmi uno schema mentale di come vanno certe cose. Di solito, anche se l'obiettivo è di renderle più chiare, il risultato è che ne escono ancora più confuse. Vediamo un po'...
Il Pdl vince e perde le elezioni europee.
Vince in quanto si assesta come primo partito nazionale, ma perde in quanto non raggiunge l'obiettivo che il suo leader intravedeva come già alla sua portata, ovvero il 40/45 % dei consensi.
Il Pd perde notevolmente consensi ma probabilmente l'immaginario collettivo lo vedeva già navigare in acque ben peggiori. Perciò il risultato è meno drammatico.
Lega e Italia dei valori si rinforzano enormemente.
Vediamo le strategie poste in atto in campagna elettorale: Berlusconi viene attaccato duramente sul caso Noemi e sul seguente divorzio chiesto dalla signora Lario. Era una tigre da NON cavalcare. Probabilmente ha fatto buon gioco a Berlusconi stesso per almeno due motivi: Ha alleggerito il dibattito sul ben più grave fatto di corruzione legato alla vicenda e al processo Mills, sebbene per effetto del lodo Alfano la posizione di B. fosse stralciata. Inoltre ha dimostrato un nuovo punto di forza del Cavaliere. Si pensava forse che, basandosi sull'immagine il successo che B. riscuote, fosse opportuno attaccarlo appunto sull'immagine, demolendo l'icona del buon padre di famiglia, se mai ce ne fosse una, sostituendola con la caricatura di un attempato signore dedito invece a pruriginose frequentazioni. Si pensava forse di fare scricchiolare la certezza del voto del target di retequattro, fatto di persone poco interessate alla vita politica del paese, ma molto attente a recepire i messaggi di solidità dell'apparenza, atteggiamento tipico di una fetta grande di italia, fatta di vita in provincia e chiacchiere di paese. Non ha funzionato.
La macchina mediatica che da una ventina di anni a questa parte condiziona la capacità di giudizio degli italiani ha funzionato alla perfezione.
Dopotutto la classe politica è rappresentazione dell'elettorato che la elegge. E in fondo al cuore la maggior parte degli italiani vorrebbe essere un po' Berlusconi: piacione, smodatamente ricco, figaiolo, porcello quanto basta e furbo all'inverosimile.
Così come molte ragazzine credono che avere successo equivalga a partecipare a grande fratello o ad amici, così i loro padri vogliono assomigliare a quel brianzolo miliardario e votarlo li fa sentire un po' più vicini all'obiettivo.
Sia chiaro, non ho nessuna intenzione di svilire o demonizzare la gente, non voglio definire gli italiani come un popolo di stupidi disacculturati e beoni.
Ma vittime si.
Vittime di un condizionamento mediatico senza tregua, di un monopolio dell'informazione in cui anche chi è contro rischia drammaticamente di fare parte della farsa, di esserne inconsapevolmente attore. Gli italiani hanno imparato, al pari del loro leader, a credere alle frottole che raccontano. C'è un atteggiamento di comodo adattamento alla realtà che ci disegnano intorno, perchè mentre la nave affonda è più liberatorio ballare al suono dell'orchestra che andare a cercare una scialuppa. Perchè, debito più debito meno, riusciamo ancora a permetterci la macchina bella e il vestito firmato e magari anche un paio di settimane al mare. Chi è in crisi davvero, chi fa fatica, e sono tanti, a metter insieme pranzo e cena quasi si vergogna di non farcela. Si confronta con l'immagine che altri danno di se e si sente perdente. E di conseguenza, se può, finge. Ed entra a far parte di questa rocambolesca messa in scena del benessere, fatta di i-phone, mercedes, plasma, blue ray disk, wiii, tutto a rate. E tutti piangono, e tutti ridono. E non si capisce veramente più nulla. Ma si guarda all'ottimismo della tv, e si continua a sperare.
La speranza è una virtù, quando è ben riposta. Un dramma quando si basa sulla manna dal cielo. E se va avanti così, dal cielo, pioverà merda. E ce ne sarà per tutti.
L'unico dato che trovo confortante è che forse lo strato di ghiaccio su cui fino ad oggi hanno camminato con sicumera in qualche punto scricchiola. Forse si possono aprire piccoli crepacci che riescano a mostrare la realtà non filtrata, a rompere l'incantesimo dell'inganno, a palesare che le cose vanno male, ma con l'atteggiamento giusto possiamo ancora ricostruire tanto, smetterla di ingannarci e ricominciare ad avere rispetto per noi stessi.
E questo sarebbe proprio un gran bel punto di partenza.

3 commenti:

Bastian Cuntrari ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Bastian Cuntrari ha detto...

Non posso che sottoscrivere - riga per riga - il tuo post odierno. Dall'attenta disamina che hai fatto, mi pare venga fuori un'unica (tristissima) certezza: siamo ancora nell'era dell'apparire piuttosto che dell'essere.
Se così non fosse, l'opposizione a Mr B. non si sarebbe limitata a puntare il riflettore sull'"immagine di successo", sull'icona del grand'uomo, del buon padre e buon marito.
Sul suo sembrare. Ma avrebbe approfondito i temi del suo essere un politico che corrompe, che usa ed abusa dei privilegi dello Stato, e che ne crea di nuovi ad usum delphini.

Non voglio rammentare qui il leit motiv che ha caratterizzato la campagna elettorale di Obama e che ne ha determinato la vittoria: "La crisi è una grande occasione per migliorarci".
Ma, da pragmatico, ha detto la verità più semplice e più facile da intendere: se la cogliessimo tutti, questa grande occasione, avremmo qualche speranza in più e potremmo renderci conto che anche senza quegli status symbol del consumismo acefalo ("...i-phone, mercedes, plasma, blue ray disk, wiii...")
si vive bene, e forse meglio.

E spero con tutto il cuore che le crepe che auspichi si aprano davvero, Franco, e che inghiottano tutti gli infingimenti e gli inganni nei quali ci hanno intrappolati per anni.

O.T.: mi ha fatto tanto piacere rileggerti...
mi mancavi.

O.T.-2: ehm... sopra ero io, con un commento da dislessica della tastiera... Scusa.

Franco ha detto...

E' un piacere per me leggere i tuoi commenti. Ti ho tenuta d'occhio, nel frattempo.... Un bacio.