Di questi tempi scrivo poco sul blog. Sono disorientato e impaurito da quanto si vede in giro. A parlare con la gente, cosa che per motivi di lavoro mi capita sovente di fare, sembrano tutti indignati per le acrobazie che il nostro governo sta facendo, in senso ovviamente negativo. A giudicare dalle impressioni non ne trovi molta di gente che si dichiara sostenitrice del governo e della maggioranza che lo esprime. Per contro va notato anche che la presunta opposizione non gode di credito alcuno. E su questo direi che non ci piove.
E' come se ci fossero due realtà parallele, che in quanto tali non hanno alcun punto di incontro, che disegnano il ritratto di questo paese. Quella reale, quella delle persone scontente che fanno fatica a campare e si incazzano ma non sanno neanche tanto bene contro chi e perchè. E quella dentro il tubo catodico, fatta di ottimismo, fatta di notizie parziali e fuorvianti, che appare quasi caricaturale, nel senso che come in alcune caricature ingrandisce dettagli e rimpicciolisce elementi portanti. E ne esco ancora più disorientato. C'è un sistema di dettagli che distorce la nostra capacità di vedere le cose. Mezze frasi dette o non dette, l'uso di un vocabolo invece di un altro, la sottile astuzia nell'affiancare una notizia a quella che la segue o la precede in modo da fare scattare dei meccanismi inconsci di riconoscimento. Subliminale, quasi.
Tante volte la tentazione che mi pervade è quella di non stare ad ascoltare più le voci fuori dal coro. Perchè così, e soltanto così, abbandonandosi alla tranquillizante risacca dell'informazione guidata si può cominciare a credere che tutto andrà per il meglio, che tutto si aggiusta, che tutto va a posto. Che non si corrono rischi. Pressione bassa, battito regolare, fino alla resa dei conti. Che forse non arriverà mai.
Poi però le voci fuori dal coro le vado a cercare, memore che è nell'indifferenza, nell'adattamento che si avvallano le peggio cose.
Le cerco, le trovo, e mi incazzo. Mi incazzo perchè mi rendo conto che non c'è complotto, non c'è gratuito allarmismo, non c'è disfattismo. C'è un disarmante realismo. E c'è preoccupazione. Più che giustificata.
Siamo stati capaci di abituarci a tutto. Ci hanno abituato a dimenticare. Ci hanno indottrinato a ricordare solo ciò che serve loro per gestire la nostra ansia, il nostro illusorio potere di decidere, il nostro potere di alimentarli producendo (e spendendo) ricchezza.
E così i due mondi paralleli sono diversi solo apparentemente, perchè in realtà convivono in una grande, eclatante illusione. Le due rette parallele sono destinate ad incontrarsi. Allorchè dal piano declinato in cui ci dilettiamo di esistere avremo passato il sempre più vicino orlo del precipizio.
Alcuni faranno il salto senza rendersene conto, ad occhi chiusi o, alla meglio, convinti di assistere al baratro come si assiste alla catastrofe in un film.
Altri avranno occhi bene aperti e tra loro i più attenti forse troveranno un appiglio a cui ancorarsi.
1 commento:
Sai una cosa, Franco?
Credo tu abbia centrato il problema quando affermi che "ci hanno abituato a dimenticare". Ritengo che l'assuefazione, la piana e passiva accettazione di una anormalità, necessariamente la trasforma in normalità. Ieri - coincidenza? - leggevo questa notizia e mi sono interrogata sulla reale necessità dell'essere umano di ricordare (e quindi "rivivere") anche brutte esperienze. E sì, è necessario. Doloroso, ma necessario. Continuiamo dunque, insieme, a "cercare le voci fuori dal coro": sono quelle che ci fanno sentire ancora vivi.
P.S.: sono contenta che tu abbia ripreso a postare. È sempre un piacere leggerti.
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